Intesa Sanpaolo chiude i primi tre mesi del 2012 con un utile netto di 804 milioni (+21,6%), aiutata anche dalle plusvalenze sui buyback dei propri subordinati. Il dato, superiore alle stime degli analisti (ferme a 720 milioni), rappresenta «il risultato più elevato degli ultimi sette trimestri e già pari al payout per l’esercizio 2011», ha specificato Ca’ de Sass in una nota, dalla quale si è appreso che il dato incorpora, tra le altre cose, 274 milioni di plusvalenze lorde derivanti dal buy back di propri titoli subordinati Tier 1 e oneri derivanti da un impairment sulla Grecia per 38 milioni. Se si escludono, però, le principali componenti non ricorrenti, il risultato netto normalizzato scende da 762 a 746 milioni. I ricavi sono stati di 4,8 miliardi (+14,5%), con una gestione operativa di 2,6 miliardi (+32%). «Intesa Sanpaolo ha chiuso il primo trimestre con un fatturato in espansione, grazie alle masse incrementate sia nella raccolta che nel credito erogato a sostegno dell’economia reale», ha detto il consigliere delegato Enrico Cucchiani, che ha poi confermato l’impegno a mantenere nel 2012 un dividendo per azione «uguale almeno al livello del 2011», quando la cedola era stata di 0,08 euro per azione ordinaria. L’ad si è poi soffermato sul rafforzamento patrimoniale del gruppo, che (inclusi i dividendi maturati nel trimestre) ha visto il Core Tier 1 ratio salire dal 10,1% al 10,5% e il coefficiente Eba pro-forma aumentare dal 9,2 al 9,6%: valori che collocano l’istituto «in una posizione di preminenza tra le banche europee più grandi e più solide», con una robusta liquidità e un basso rischio. In merito a quest’ultimo punto, dalla trimestrale risulta che a fine marzo il portafoglio titoli di proprietà del gruppo includeva titoli governativi greci per 137 milioni, irlandesi per 241 milioni e portoghesi per 33 milioni e che la banca aveva un’esposizione lorda e netta al rischio verso prodotti strutturati di credito con sottostante Us Subprime per 12 milioni di euro. Quanto alla liquidità, Cucchiani ha spiegato che hanno usato circa 40 miliardi di fondi del Ltro per l’acquisto di titoli di Stato a breve e aumentare il portafoglio bond. «Siamo in una situazione di liquidità molto buona: se ne avremo in eccesso potremmo aumentare il nostro portafoglio di titoli di Stato. Vedremo nei prossimi mesi», ha risposto. Il gruppo ha deciso di adottare un approccio più che prudente sul rischio creditizio con nuovi accantonamenti poco sotto il miliardo a testimonianza di uno scenario che non è ancora dei migliori. Le rettifiche nette su crediti sono salite infatti del 43% a 973 milioni, a fronte però di un aumento del flusso complessivo di nuovi crediti in sofferenza e in incaglio del 25 per cento. Cucchiani non ha fornito invece cifre per il 2012, ma si è limitato a ribadire l’obiettivo di un reddito operativo stabile, «perchè vedo un certo numero di nubi all’orizzonte», ha detto. In Borsa però il titolo – complice un mercato fortemente negativo – è sceso del 5,47% sotto la soglia psicologica di un euro, a un prezzo di 0,97 euro.